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Gli psicologi non fanno magie, aiutano invece a trovare nuovi percorsi.
Scoprire nuovi sentieri richiede tempo, energia, fatica e talora sofferenza, ma una volta scoperti, saranno utili per tutta la vita.

domenica 6 novembre 2011

Vivere nell'incertezza

Non possiamo avere una previsione completa e totale di quello che accadrà nella nostra vita. Vi sono troppi piani di realtà da considerare.
Innanzitutto il piano personale, quello che riguarda la nostra sfera affettiva e lavorativa, la nostra casa e la nostra famiglia. In quest'ambito, potremmo già distinguere una parte intrapsichica ed una sociale. La parte intrapsichica è il complesso intreccio delle emozioni, dei sentimenti, dei desideri, del modo di pensare, tutti aspetti che possono cambiare anche quando meno me lo aspetto. La parte sociale riguarda la famiglia o comunque la cerchia più intima delle relazioni sociali
, fatta da persone che possono a loro volta cambiare o restare, andare o venire, per volontà loro, nostra od altrui (le relazioni possono finire, le persone possono ammalarsi, trasferirsi, mancare).
Vi è poi un piano sociale più ampio, che include luogo e colleghi di lavoro, conoscenze meno strette, fino alla cittadinanza nella quale viviamo; aspetti che possono prevedere una notevole precarietà, basti pensare ad un licenziamento o solo ad un cambio lavorativo, piuttosto che ad un cambiamento relativo alla cittadinanza, ad esempio un cambiamento politico con nuove norme relative la convivenza civile.
Vi è il territorio sul quale viviamo, considerazione che non possiamo tralasciare viste le recenti catastrofi, (ritornanrdo indietro di anno in anno ve ne sono diverse da considerare, tra le più gravose, il terremoto in Abruzzo). Può accadere, imprevedibilmente, di perdere casa, attività lavorativa, familiari.
Vi è poi lo stato di cui faccio parte con i suoi equilibri, economici e politici, anch'essi soggetti negli ultimi anni a brusche variazioni dall'impatto piuttosto importante sulla vita delle persone.
Per quanto riguarda il piano personale, come ben sanno gli psicologi, già vi sono innumerevoli motivi ed occasioni di sconvolgimento, e sofferenza, e necessità di un adattamento che consenta di ristabilire un equilibrio. Immaginiamoci uno scenario in cui si susseguano initerrottamente anche continui sconvolgimenti di entità importante in tutti gli altri piani.
Non possiamo dimenticare cosa comporti, ad esempio, la perdita del lavoro, o della propria attività, nella sfera intrapsichica e relazionale di una persona; il lavoro raccoglie una buona parte della nostra identità, ponendosi come fonte di reddito e di gratificazione necessari alla nostra autostima per numerosi e facilmente immaginabili motivi.
E' dunque già sufficientemente difficile affrontare una cambiamento alla volta; cosa accade se viviamo in una situazione complessiva che ci sottopone a numerosi cambiamenti, di diversa entità, allo stesso momento?
A livello psicologico, è difficile proteggersi dall'ansia; in alcuni casi può anche incorrere una periodo di depressione (dopo una perdita, sia di persona o di un bene importante per la sopravvivenza, che di una parte della nostra immagine di noi, come può accadere vedendo rasa al suolo la città in cui siamo cresciuti).
Probabilmente non sarebbe nemmeno 'naturale' non provare certi stati emotivi o certe sensazioni, sussistendo di fatto ragioni suffcienti da motivarle. Non tutto dipende dalla nostra 'forza d'animo', o 'forza di carattere', in termini più corretti psicologicamente dalla nostra capacità di adattamento, perché in quanto esseri umani abbiamo dei limiti, che peraltro dipendono dalle esperienze importanti nella nostra vita; se dunque fino a ieri ho affrontato emergenze di entità media, l'insorgere di circostanze più gravi mi troverà inevitabilmente impreparato, e dovrò appena trovare un nuovo modo di adattarmi a ciò che accade. Quanto può essere difficile questo continuo riassestamento in una condizione globale di continui scossoni, siano essi economici, sociali, sismici o quant'altro?

Questa riflessione per mettere in evidenza come, in una società complessa quale la nostra, non è sufficiente la capacità di proteggeresi ed attivare risorse personali. Ogni adulto può far conto, se tutto va bene e se la sua storia personale gli ha permesso una crescita equilibrata, su diverse risorse, 'annidate' ma costantemente disponibili in diverse parti di sè. Per esprimermi intermini di Analisi Transazionale, vi sarà uno Stato dell'Io Genitore che tutela, protegge, individua e chiede l'applicazione di regole di condotta idonee; uno Stato dell'Io Bambino che prova emozioni coerenti a quanto gli sta accadendo, richiamando l'attenzione sui aspetti della propria vita sui quali è necessario soffermarsi; uno Stato dell'Io Adulto che esamina la realtà ed individua soluzioni efficaci, capace al medesimo tempo di tenere in considerazione le richieste del Genitore e quelle del Bambino, discernendo peraltro i momenti in cui tali richieste possono e devono essere accolte o meno.
Ciò di cui una persona necessità vivendo in una società complessa è anche, tuttavia, una struttura complessa esterna a sè, che abbia diverse capacità e competenze e sappia decidere quali e quando utilizzarle, che abbia allo stesso tempo una buona capacità di adattamento a tutto ciò che dipende da fattori esterni; dunque una struttura dotata di buona capacità di analisi della realtà, presa di decisione, ed adattamento; dotata o che si sappia dotare di norme e regole, anche rigide, da applicare al momento opportuno; dotata della capacità di ascoltare le esigenze profonde della società civile, decidendo quanto e come sia possibile accoglierle.
Senza un'organizzazione siffatta, che venga percepita come salda, presente, talora anche ingombrante ma costante (un pò come un genitore, insomma) vi sono troppe variabili da affrontare perché una persona possa recuperare da sola un valido adattamento agli eventi; in carenza di questa organizzazione, la moltitudine di eventi scatena una moltitudine di emozioni e sensazioni, su troppi piani differenti, che invadono la capacità di analisi e di giudizio, che offuscano la capacità di pensiero.
Non è possibile pretendere da se stessi, in una situazione di tal sorta, equilibrio o benessere psicologico. Se l'essere umano vive in una società complessa, è perché questo è l'adattamento migliore che ha individuato, dunque è necessario alla sua stessa capacità di mantanarsi in equilibrio e condurre una vita buona per sè.

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